Infanticidio a Gela, due bambine di 7 e 9 anni sono state uccise dalla madre con la candeggina

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Gela | Ancora oscuro il motivo dell'insano gesto

Infanticidio a Gela, due bambine di 7 e 9 anni
sono state uccise dalla madre con la candeggina

Il padre delle due bimbe rientrato a casa poco dopo le 13 ha fatto la macabra scoperta, indossavano ancora il pigiamino

di Giuseppe Maria Tinnirello

I rilievi della Scientifica
I rilievi della Scientifica

L’orrore, alla fine, si è consumato ieri, il giorno dopo Santo Stefano, il giorno successivo ai bagordi di Natale. Giuseppa Savatta, 41 anni, mamma di due bambine, Gaia e Maria Sofia di 7 e 9 anni, le ha avvelenate con la candeggina. A scoprire il duplice infanticidio consumatosi in via Passaniti al civico 5, all’incrocio con via Giacomo Navarra Bresmes a due passi da Piazza Umberto I nel cuore di Gela, è stato il papà, Vincenzo Trainito, ingegnere di 48 anni che insegna all’istituto per Geometri "Ettore Majorana" di Gela. La moglie, anch’essa insegnante di sostegno alla scuola media Ettore Romagnoli, dopo l’insano gesto ha tentato il suicidio prima ingerendo la candeggina che poco prima aveva dato alle due figliolette e poi tentando di impiccarsi con il flessibile della doccia. L’intervento del marito ha poi scongiurato una tragedia che altrimenti, come in una sorta di nemesi greca, sarebbe stata una fotocopia di quella descritta dal tragediografo Euripide nella Medea, la più famosa delle tragedie greche, la donna infatti aveva pensato di farla finita gettandosi dal balcone.

Dall’autopsia sui due corpicini, effettuata oggi alle 15 dal medico legale Cataldo Raffino dell’istituto di medicina legale di Catania, si avranno informazioni più dettagliate sulla morte di Gaia e Maria Sofia che pare riportino anche segni di strangolamento. Intanto i carabinieri del reparto territoriale di Gela hanno notificato a Giuseppa Savatta, che rimane piantonata al reparto di psichiatria del Vittorio Emanuele, l'ordine di arresto emesso dal procuratore capo Fernando Asaro per duplice omicidio volontario con l’aggravante della discendenza. Stando alle prime indiscrezioni nulla faceva intendere che ci fossero problemi in famiglia. Lui, giovane professionista che come tanti altri in città esercita la libera professione e insegna nella scuola; lei, insegnante di sostegno part-time alla scuola media ma che in passato aveva anche insegnato Storia all’Itis Morselli di Gela. Lui, qualche anno fa, insieme con altri due ingegneri e geologi, anche loro insegnanti nella stessa scuola, aveva aperto uno studio associato in via senatore Damaggio, in un altro quartiere storico di Gela a Piazza Salandra, poi dopo un anno assieme ad un geologo si era spostato nella vicina via Cairoli. Cosa può essere scattato nella mente di Giusy, madre affettuosa e protettiva agli occhi dei vicini di casa e all’occhio sociale ma al contempo – è questa l’ipotesi dello psichiatra che parla di personalità bipolare – violenta e possessiva nel privato fino al punto di uccidere, ancora non è chiaro. Nelle ore successive, forse, se ne saprà di più.

Mercoledì 28 dicembre 2016

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