di Giuseppe Maria Tinnirello
Lo studio del Cnr parla chiaro e i risultati non lasciano molto margine agli errori. Si tratta della relazione sui rischi ambientali illustrata nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma, che vede Gela battere Taranto nella preoccupante classifica dei siti con più alta concentrazione di arsenico nel sangue dei residenti. All’esame sono stati sottoposti 282 abitanti di aree a rischio come quelle del Viterbese, del Monte Amiata, di Taranto e, appunto, Gela. Quest’ultima ha fatto rilevare percentuali allarmanti, in un soggetto su quattro, infatti, Gela ha la percentuale più alta (40%) rispetto a Taranto che è al 30% e alle altre due prese in esame, cioè Viterbese (15%) e Amiata (12%).
Anche il livello di sfiducia e la preoccupazione, per una situazione ormai scientificamente acclarata come critica, sono palpabili: “A Gela come a Taranto – spiega il responsabile dello studio professor Fabrizio Bianchi – circa il 60% del campione giudica la situazione grave e irreversibile, e oltre l’80% ritiene certo o molto probabile che in aree inquinate ci si possa ammalare di tumore o avere un figlio con malformazioni congenite”.
Sulla vicenda è intervenuto il responsabile gelese del Nuovo centrodestra, Lucio Greco, che come legale si è occupato di vicende legate ad altri rischi per la salute umana, come quella sull’amianto. Dice: “Nel 2009 il progetto Sebiomag accertava che nelle urine di un campione di cittadini gelesi c’era una concentrazione di arsenico del 1600% oltre il limite consentito dalla legge. Oggi a distanza di cinque anni emergono dati allarmanti sui rischi ambientali del territorio. Cosa è stato fatto in questi anni per limitare i danni? A fronte di questi risultati – continua l’avvocato Greco – il sindaco ritiene che i cittadini di Gela possono continuare a contrarre malattie? Vi sono dati da poter consultare? Se i dati da consultare sono nella disponibilità del primo cittadino è suo dovere agire, sennò vi è una grave inadempienza istituzionale in quanto il sindaco è supremo garante della salute dei cittadini e la legge prevede – conclude Greco – che in qualità di ufficiale di Governo debba prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini”. Greco ammonisce infine che il sindaco non se ne può lavare le mani, ricordando la necessità che il monitoraggio dei siti a rischio inquinamento continui periodicamente.
Lunedì 12 maggio 2014
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