di Giuseppe Maria Tinnirello
Abuso d’ufficio, concussione, falso e truffa in danno di enti pubblici. Sono questi i reati che la Procura della Repubblica ha contestato stamane a dirigenti del comune di Gela, dell’Asp 2 di Caltanissetta e del Distretto di Gela; le perquisizioni domiciliari e personali che hanno visto impegnati Polizia e Guardia di Finanza di Gela hanno riguardato anche gli uffici del Comando provinciale dei Vigili del fuoco e dell’Assessorato regionale alla Sanità. Secondo le indagini svolte dagli stessi uffici di polizia tutti i soggetti attinti dai decreti emessi dalla Procura di Gela risulterebbero coinvolti a vario titolo nella vicenda che vede protagonista la Rsa “Caposoprano”, la residenza sanitaria assistita che prende il nome appunto dal quartiere di Gela in cui è ubicata e dove quest’anno ha avviato la sua attività.
Gli accertamenti che il commissariato di P.S.e i militari della Guardia di Finanza hanno messo in atto riguardano, infatti, la regolarità urbanistica dell’immobile di via Palazzi, che, stando alle ipotesi di reato, pare essere stato realizzato in difformità dalle concessioni edilizie rilasciate; ma il punto è proprio questo, perché a fronte di abusi edilizi non sanabili solo il comune di Gela poteva rilasciare l’autorizzazione per l’agibilità e il cambio di destinazione d’uso, autorizzazione che, evidentemente, la Procura guidata dal procuratore capo Lucia Lotti non ha ritenuto regolare, al punto da avviare un’indagine sfociata stamattina nell’operazione che ha visto poliziotti e finanzieri bussare agli uffici comunali del Suap, lo sportello unico delle attività produttive, per aver conto di quelle autorizzazioni.
Le indagini prendono origine da un bando dell’assessorato alla Sanità della Regione Sicilia per 100 posti letto da affidare alle Rsa, di cui 58 in convenzione con l’Asp 2 del capoluogo nisseno. Di questi ben 38 furono accreditati alla società SST Srl, operante presso la “Residenza Caposoprano” in questione, legata al direttore generale del comune di Gela, Renato Mauro.
La vicenda – vedendo coinvolta la pubblica amministrazione con i suoi uffici, dove si trovano incardinati i procedimenti amministrativi che hanno ad oggetto l’attività della Rsa – assume rilievi particolarmente delicati, per questo motivo la Procura ha ritenuto di dover acquisire tutta la documentazione (documenti cartacei e informatici insieme con i documenti delle società interessate) utile al prosieguo delle indagini, per accertare la verità dei fatti e individuare eventuali responsabilità di funzionari pubblici circa il mancato rispetto delle norme amministrative di imparzialità e indipendenza della pubblica amministrazione.
Venerdì 7 novembre 2014
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