di Giuseppe Maria Tinnirello
Sette ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite la scorsa notte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta a riscontro delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia. Le ordinanze risalgono al 3 marzo scorso e sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari, Marcello Testaquatra, che ha accolto per intero le richieste della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Gli indagati dovranno rispondere di estorsione aggravata in relazione a gare di appalto truccate bandite dal Consorzio Asi di Caltanissetta. Gli inquirenti hanno potuto appurare che gli appalti passavano per le mani di un impiegato infedele del consorzio per l’Area di Sviluppo industriale, Dario Di Francesco, di Serradifalco, già arrestato nel 2003 nell’operazione denominata “Bobcat-Itaca”. In particolare le ordinanze hanno raggiunto in carcere Antonino Bracco, Angelo Palermo, Giuseppe Rabbita e Giuseppe Armando D’arma, tutti di Caltanissetta tranne quest’ultimo di Gela. Attinti dall’ordinanza sono state altre tre persone risultanti libere: sono Salvatore Dario Di francesco, di San Cataldo ma residente a Serradifalco; Antonio Giovanni Maranto, di Polizzi Generosa (Pa) e Giovanni Privitera, nato a Santa Caterina Villarmosa e residente a Vallelunga Pratameno.
Stando alle indagini svolte dalla Polizia, la banda sgominata era riconducibile alla organizzazione mafiosa “Cosa Nostra” e appartenente alla famiglia di Caltanissetta. I sette oltre ad imporre il pagamento del “pizzo”, il 2% dell’importo degli appalti aggiudicati, pretendevano che le vittime delle estorsioni acquistassero mezzi e materiali dalle imprese favorite da Cosa nostra.
Alle risultanze investigative gli inquirenti sono arrivati grazie alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, Alberto Carlo Ferrauto, Pietro Riggio, Aldo Riggi, Francesco Ercole Iacona, Agesilao Mirisola, Salvatore Ferraro, Giuseppe Giovanni Laurino, Ciro Vara e Antonino Giuffrè, che hanno permesso di far luce su svariati appalti truccati, e segnatamente quello del depuratore dell’Asi di Caltanissetta, il completamento della viabilità della zona ovest e della zona nord di contrada Calderaro, la realizzazione del museo archeologico di Santo Spirito, la chiesa di San Luca; e ancora la manutenzione straordinaria della strada provinciale 64 “di Serrafichera”-Stazione di Vallelunga, e il rifacimento della via Paladini e dell’impianto fognario di Santa Barbara.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno inoltre permesso agli investigatori di ricostruire vicende che esulano dal contesto della città capoluogo, in particolare la Dda ha fatto luce sui lavori di metanizzazione che riguardano i comuni del cosiddetto "Vallone", e cioè Vallelunga Pratameno, Villalba, Marianopoli e Resuttano, ricadenti nel mandamento di Vallelunga, di “competenza” di Giovanni Privitera, secondo quanto riferito da Antonino Giuffrè dal quale il Privitera, uomo fidato dell’indiscusso boss del vallone Giuseppe “Piddu” Madonia, ricevette il benestare con l’avallo di Bernardo Provenzano.
Martedì 11 marzo 2014
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